Robbie Williams si mette a nudo su Netflix ed è disarmante

Robbie Williams si mette a nudo su Netflix ed è disarmante

Robbie Williams si mette a nudo su Netflix ed è disarmante


Ma è proprio quando, nella docuserie, arriva il momento di Bodies, quel pezzo che segnava la sua rinascita dopo anni di tormenti di cui non ci eravamo resi conto, che abbiamo capito quello che, in un documentario che è un racconto davvero forte e intenso, non va. Quando uscì Bodies tutti lo avevamo accolto come un gran pezzo, una bomba che esplode nel ritornello. La regia, quando fa vedere l’esibizione a X Factor, stacca proprio prima di quel momento, inserendo la musica della colonna sonora strumentale. E allora capiamo che, per tutta la serie che racconta quel ragazzo così insicuro di sé e della sua musica – che nei suoi sfoghi via video di quel periodo ripeteva “la musica di Robbie Williams è per chi non prova nulla”, probabilmente una critica feroce ricevuta – quella musica la fa sentire davvero poco. C’è stata Angels, certo, c’è stata Feel, ma di hit Robbie Williams ne ha confezionate davvero molte, e non è cosa da poco. Così come sorvola su molti video, che in qualche modo hanno costruito il personaggio di Robbie Williams (quello di Let Me Entertain You con il viso dipinto in stile Kiss, è uno di quelli che valgono la pena). In una storia che parla molto di autostima e sicurezza in se stessi (“you think that I’m strong, you’re wrong”, “credete che io sia forte, vi sbagliate”, cantava in una canzone), far ascoltare poco dell’ottima musica che Robbie ha prodotto in questi anni è un po’ riduttivo. È vero che il taglio della storia è personale, ma è anche vero che arte e vita vanno spesso a braccetto. Così come poco viene lasciato al processo creativo delle canzoni (e all’uso molto creativo dei campionamenti, come in Millennium e Supreme), al loro significato. C’è, però, il momento in cui spiega che Eternity, e quei versi “you were there for summer dreaming and you gave me what I need” (“tu eri lì per la mia estate da sogno e mi hai dato quello di cui avevo bisogno”) erano dedicati proprio a Geri Halliwell.

“Le parole sono importanti

E allora torniamo a quel titolo di giornale. A quel “Robbie’s new single is the worst song  ever”, “la peggior canzone di sempre”. Chissà chi ha scritto quelle parole. Tutto questo ci deve far riflettere. A noi che scriviamo, sulle righe di una testata giornalistica o anche su un social media, d’istinto (quasi sempre) o riflettendo (quasi mai). Crediamo di poter scrivere quello che vogliamo, spesso senza motivare, spesso sparando il proiettile più in alto possibile, per essere notati. Non ci rendiamo conto che poi dall’altra parte c’è chi legge, e che chi legge è una persona. E che questa persona può essere molto fragile. Forse il più fragile di tutti. Robbie Williams di tutto questo ha sofferto. E allora da questo film dobbiamo trarre insegnamento. Facciamo attenzione a quello che scriviamo. Come diceva Nanni Moretti, “le parole sono importanti”.



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di Maurizio Ermisino www.wired.it 2023-11-08 05:40:00 ,

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